Affabulatoria, intensa, densa di forme e linee intrecciate, essa si caratterizza per la sua lucida e salda resa visiva degli oggetti e delle vicende, tratto che rievoca per suggestione la straordinaria sintassi narrativa dell’Ecole du Regard; similmente aperta e multiversa, la poetica di Carlo Santulli, svincolata dall’aggancio ad una trama univoca, si apre al senso ed al flusso ininterrotto della vita reale, tanto da farsi tiranna nel catturare l’attenzione del lettore e generosa nel contempo nel restituirgli un retrogusto soffuso di evocazioni palpabili, al limite del carnale. E se anche le definizioni manualistiche lasciano il tempo che trovano, i racconti del libro possono essere colorati da un accento realistico, ma solo se per realista non intendiamo dire mimetico, referenziale, atto di corrispondenza univoca fra le parole e le cose: il realismo di Carlo Santulli è qualcosa di profondamente diverso dalla fiera selvaggia del significante catturata nella gabbia del significato.
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