Prefazione al libro Ghigo e Gli Altri di Carlo Santulli

Affabulatoria, intensa, densa di forme e linee intrecciate, essa si caratterizza per la sua lucida e salda resa visiva degli oggetti e delle vicende, tratto che rievoca per suggestione la straordinaria sintassi narrativa dell’Ecole du Regard; similmente aperta e multiversa, la poetica di Carlo Santulli, svincolata dall’aggancio ad una trama univoca, si apre al senso ed al flusso ininterrotto della vita reale,  tanto da farsi tiranna nel catturare l’attenzione del lettore e generosa nel contempo nel restituirgli un retrogusto soffuso di evocazioni palpabili, al limite del carnale. E se anche le definizioni manualistiche lasciano il tempo che trovano, i racconti del libro possono essere colorati da un accento realistico, ma solo se per realista non intendiamo dire mimetico, referenziale, atto di corrispondenza univoca fra le parole e le cose: il realismo di Carlo Santulli è qualcosa di profondamente diverso dalla fiera selvaggia del significante catturata nella gabbia del significato.

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Della Stessa Sostanza Della Madre a Teatro

“Sono della stessa sostanza della madre. 
E' una sostanza tanto cara, non ha la voce maschile ma sa proteggere come un uomo, ha la forza di un dio che non è minore quando è amore.  A volte anche un dio può piangere o sentirsi solo. Per questo ci sono i figli, perché un dio, che sia padre o madre, non si senta mai solo. Aspetto di essere tuo figlio.”

 

La più bella delle mie occasioni ha avuto il nome di Antonella Valitutti.

 

“Io di Lui non ho la sua pazienza…”

 

Recensione  a cura di Romina Attianese

Lo Spazio dell’Amen, Theatre Musical Fest di Milano

“Quanto sia bello poi guardare in faccia la notte, la sua immagine che nessuno pensa possa essere così chiara, con tutte quelle luci sul viso, con la tenerezza di una donna immensa che si mostra nuda nel suo pudore. Quante cose poi la notte ti fa vedere, ti allarga gli occhi come l’animale che deve sopravvivere al buio, e quello che vedi è tutto il mondo quando depone le armi e si fa cullare da Dio.”

Lo Spazio dell’Amen di Valeria Francese, Regia Laura Lamonea

Dicono di noi

Dicono di noi…ancora…

 

La stanza viola di Arianna Pellegrini

 Stanza viola, è il titolo di uno spazio oppure lo spazio di un titolo; un luogo per dirsi e per raccontarsi, per vedersi crescere, per osservarsi mentre si ama ed amarsi, o almeno provare a farlo, mentre ci si osserva.
Una stanza è un quadrilatero di vissuti, ed è viola, come il colore che danno i vissuti, quando si tingono di emotività; come panni colati nella tinta, ne escono ancora sgocciolanti ed umidi di parole, di tutta una comunicazione livida che nasce da un urto, quello con la vita.

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Pericolo delle Altezze

La Recensione di Carlo Santulli

Reading di Lucide Ossessioni, presso Libreria Ubik Napoli

I Giorno

“Dimmi chi sei: e ti dirò come mi ucciderai. “

Lo so, l’ ho pensato anche io. Banale come inizio.

La verità è che ci sono molti modi per spaventare una donna. Ma c’è una sola cosa che lei è in grado di stanare subito. E’ un certo modo di recitarla, la vita, un certo modo di annunciarla, la minaccia. E allora, la maschera va giù. E l’uomo diventa tremendamente ovvio.

per continuare la lettura, potrai presto acquistare il racconto…

L’Ultima Notte di Emiliano Grisostolo

Ed è l’ultima notte, quella che vive Robert Houdson, nella sua cella di prigione. Solo otto ore lo separano dalla pena di morte alla quale è stato condannato, colpevole di omicidio.
E’ una scrittura leggera ed aperta, quella di Emiliano Grisostolo insofferente ai rimandi della parola ed allora accelera, perché nulla si perda nei ritardi delle ipotesi. Così, ne L’ultima notte, non ci sono schieramenti fra innocentisti e colpevolisti: Robert è un uomo che ha ucciso e per questo deve pagare con la propria vita.

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L’artiglio di Enrico Solmi

C’è una notte.
Ed in una notte, di solito,  piove. Deve piovere perché tutto si bagni di una inconsistente presa di realtà.
E’ una di quelle arie blu ed umide,  scena ideale per far arrivare i mostri con gli artigli, ad aprire il romanzo breve di Enrico Solmi, che già nel titolo porta la promessa di un graffio.
Il graffio è inferto all’anima di ognuno dei personaggi di questo racconto, ciascuno portatore di una ferita, che al lettore è dato solo di intuire, forse di immaginare sulla propria pelle come rapide scottature, attraverso la tecnica rapida del flashback.

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Carne Fresca di Stella Duffy (Traduttore Mioni A.)

E’ un romanzo stridente, questo di Stella Duffy, giovane autrice anglosassone che sta spopolando con le vicende della detective lesbica, Saz Martin. Attrazione e repulsione sono i poli dialettici di una storia difficile da raccontare, dove i legami insolubili vengono forzati e violati dal più terribile degli atti, la vendita di neonati. C’è carne, come indica il titolo, carne ovunque. E se ne sente l’odore, si graffiano le sue venature, ci si imbratta del suo colore vermiglio.

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Il carro di Dioniso di Mirco Marchesi

 Il concetto delimita, sostiene una porzione di realtà, la viviseziona per poi restituirla ad un’unità. Il concetto nomina e rinomina i nomi perché la semantica non sia mai colta impreparata. La filosofia fa gomitolo su se stessa, esplora i confini del significato, supera e ritorna, da secoli, spesso autoreferenziale, critica di se stessa e dell’altrui sistema. Si dice che il concetto filosofico non comporti ulteriore direzione di senso, autonomo e spesso solipsista, invitato a cena da una signora Ragione che taglia le gambe al gustoso gesto dell’improvvisazione.

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